Tutto ha avuto inizio quasi per gioco quando, a metà del 2013, spinta principalmente da una scelta d'amore - ma anche mossa dalla curiosità di conoscere una realtà così diversa da quella della madre patria - decisi di trasferirmi negli Stati Uniti. The big apple. New York.
Innegabili furono l'ansia ed il terrore iniziale. Da un sistema di civil law ad uno di common law in 9 miserissime ore. Reset del cervello mode on.
Nella Grande Mela iniziai a specializzarmi, iniziando una collaborazione con un rinomato studio legale, in un ambito tanto affascinante quanto ostico come quello dell'immigrazione statunitense.
Una delle imprese più epiche di sempre.
Traduzioni. Uffici. Corse. Quelle fotografie dalla risoluzione troppo bassa non idonee quasi mai ad essere caricate sul form DS160 ed io, ad orari improponibili e ancora con i baffi sporchi dallo spaghetto al sugo cucinato alla rinfusa, che mi ritrovavo a correre in ufficio alle 22:00 che "la situazione andava risolta altrimenti chi lo sente il cliente".
Le traduzioni che divenivano velocemente acerrime nemiche della mia pazienza. Apostille e legalizzazioni che mi svegliavano nel cuore della notte neanche fosse la pianificazione della spedizione dei Mille.
Che poi a dirla tutta mi sono sempre destreggiata su questioni molto diverse tra loro e questo ha reso la fame di conoscenza sempre più atavica. Spaziavo dal riconoscimento della cittadinanza americana alla costituzione di una LLC o di una INC. LLC o INC? By laws oppure Operating agreement? Respiravo a pieni polmoni.
Tutto era tremendamente oscuro, nuovo ma al tempo stesso avvincente. Così tra corsi alla New York University e al Washington College of Law ho cercato di venirne fuori illesa e senza fare figure troppo barbine.
Nel 2016 tornata carichissima dal mio viaggio oltreoceano, ebbi la prima cotta professionale: questo è quello voglio fare da grande. L'avvocato dell'immigrazione, internazionalista. Abbarbicarmi al mio amato Paese e lavorare in questo settore. Sempre ostico e complicato ma altrettanto coinvolgente. Conosciuto da pochi.
Pur non dimenticando mai da dove venissi e quanto mi avesse fatta crescere l'America, decisi comunque di avvicinarmi alla realtà europea conseguendo dapprima la seconda laurea in legge e successivamente un master en abogacia a Madrid. Ed un titolo da avvocato spagnolo.
Tutto molto bello ed interessante fino a qui. Ma poi m'innamorai davvero. Colpo di fulmine. Un tonfo al cuore. Scopro la procedura per il RICONOSCIMENTO DELLA CITTADINANZA IURE SANGUINIS.
Non so se a far scoccare la scintilla siano state le parole iure sanguinis - che mi ricordano il forte attaccamento alle origini ed ai nostri avi - o il termine cittadinanza che suscita un forte senso di fedeltà alla storia e alle tradizioni di un Paese tanto disastrato quanto immenso.
Il mio.
So solo che cupido ha scoccato la sua freccia e ha fatto centro. Visione tanto romantica quanto realista, non c'è che dire.
E quel "cosa farò da grande?". Si fa certezza e tutto diventa nitido nella mia mente.
Un percorso che porta ad oggi. A me che mi destreggio tra cittadinanza per linea paterna o materna. Tra permessi di soggiorno ed iscrizioni anagrafiche. Tra Questura sezione immigrazione, Comune di Roma e Tribunale. Tra nomi misspelled su documenti datati 1800. E mi sento così felice e completa. E a questo progetto. Forse anche un pò ambizioso.
Alle volte manca a farmi da cornice l'Empire State Bulding e un pò sento la mancanza del mio fedele compagno di abbuffate Shake Shack - fast food di categoria superiore che vi consiglio di provare in territorio americano - ma sono tremendamente serena.
Con tanta voglia di imparare ancora e ancora.
Ad maiora.
Abogado Sarah Silvestri